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Roma: A palazzo Marini presentato il Rapporto di fine Consiliatura 2004-2007 del CIV Inail
Il bilancio del presidente Guerisoli al termine della Consiliatura: più autonomia decisionale all'Istituto ed una gestione economica tipica della sua natura assicurativa e sociale. L'intervista.

Presidente Guerisoli, al termine di questa Consiliatura 2004-2007 qual è il bilancio complessivo del CIV sullo “stato di salute” dell’INAIL?

Per vari aspetti questo quadriennio ha visto il permanere di molte criticità “storiche” dell’Istituto, che definirei ormai di carattere endemico. Sul fronte normativo il profilo dell’assicurazione sociale contro gli infortuni è stato caratterizzato da una sostanziale invarianza dei provvedimenti, a fronte, invece, di un processo di progressiva erosione dell’autonomia decisionale dell’Ente. Restano ancora da affrontare, inoltre, pesanti fattori di squilibrio e di distorsione del sistema economico-finanziario, come l’obbligo di deposito infruttifero presso la Tesoreria di Stato delle liquidità eccedenti i 260 milioni di euro, il deficit della gestione agricoltura e il disavanzo patrimoniale, aumentato dai circa 23 miliardi di euro al 31 dicembre 2003 a circa 27 miliardi al 31 dicembre 2007.

Nell’ambito di queste criticità quali sono le priorità da affrontare?

Dal punto di vista normativo l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro resta ancora essenzialmente disciplinata dal Testo Unico del 1965 ed è stata solo in parte modificata dal decreto legislativo n. 38/2000 sul danno biologico. Anche la Finanziaria 2008, in tal senso, contiene interventi di carattere parziale, a fronte di aspettative dei lavoratori disattese ormai da troppo tempo. Bisogna, dunque, completare il percorso avviato e realizzare una riforma organica della materia che vada in direzione del riconoscimento di un ruolo dell’INAIL più pregnante nella prevenzione e più chiaro e forte nei campi sanitario e riabilitativo. Si tratta, a mio parere, di un intervento da realizzare con urgenza, dal momento che questo deficit normativo sta avendo effetti negativi non solo nei confronti degli infortunati – che vedono una riduzione delle loro tutele -, ma anche a livello territoriale, con l’accentuarsi di trattamenti differenziati a seconda degli specifici assetti dei sistemi sanitari locali.

Qual è il primo passo da realizzare?

Il motivo ricorrente di tutte le delibere approvate dal CIV in questo quadriennio è la realizzazione, da una parte, della riduzione generalizzata degli oneri assicurativi a carico delle imprese e, dall’altra, il contemporaneo miglioramento delle prestazioni a favore dei tutti gli infortunati, il cui trattamento va modificato in modo radicale. La mancata revisione - malgrado siano passati ormai otto anni - del decreto n. 38/2000 ha determinato, a fronte di una gestione sana degli avanzi dell’istituto, una drastica e paradossale riduzione delle rendite. Come prima cosa, dunque, va accolta la richiesta delle parti sociali di abbassare la soglia d’invalidità che dà diritto al vitalizio dall’16% attuale all’11%. Altro elemento essenziale è la corretta ridefinizione dei rapporti col Sistema Sanitario Nazionale, le Regioni e gli altri Enti competenti che confermi l’integrazione delle funzioni dell’INAIL nella programmazione sanitaria, centrale e territoriale.

Il CIV come giudica, oggi, la capacità decisionale dell’Istituto?

L’introduzione del cosiddetto “emendamento Tremonti” nell’ambito della Finanziaria 2006 – che ha “incardinato” il bilancio dell’INAIL in quello dello Stato, vincolando di fatto l’attuazione di ogni provvedimento all’invarianza del debito pubblico – ha condizionato significativamente l’attività dell’Ente e tutta la normativa di riferimento successiva. In generale la capacità decisionale dell’Istituto è risultata non poco erosa e per questo motivo il CIV ha sempre sostenuto una strategia forte di razionalizzazione che gli restituisca quella gestione imprenditoriale ed economica tipica della sua natura assicurativa e sociale: dalla rimozione del già citato obbligo di deposito infruttifero in Tesoreria a quella dei tanti vincoli normativi sulla tipologia e la destinazione degli investimenti, all’esclusione dei beni immobili di proprietà da ulteriori iniziative di cartolarizzazione.

Alla luce di tutto ciò, in cosa si è tradotta principalmente l’attività del CIV?

Credo che importanti risultati siano stati realizzati in termini di razionalizzazione e semplificazione dell'impianto pianificatorio. In primo luogo il CIV, in condivisione con gli altri Organi, ha recentemente approvato la revisione del sistema programmatorio, prevedendo linee di indirizzo che, in coerenza con i vincoli della politica economica nazionale e delle risorse disponibili, fissano tracciati e mete strategici per l'intero corso del mandato e sulla base dei quali è obbligatorio rendicontare. Il nuovo sistema, così, comprende la Relazione Programmatica che – sulla base delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili – definisce a frequenza annuale gli obiettivi strategici da conseguire. Il miglioramento di quest'impianto ha prodotto un risultato di significativo spessore tanto che, dopo anni di ricorso all'esercizio provvisorio, il bilancio di previsione per il 2008 è stato approvato nel novembre scorso. Nell'esercizio della sua funzione di vigilanza, ancora, il CIV ha provveduto ad approvare i conti consuntivi nonché a verificare l'adeguatezza e la coerenza delle scelte adottate dagli Organi di gestione, ai quali ha fornito indicazioni puntuali attraverso l'emanazione di direttive sempre precise e puntuali. Uno sforzo importante, poi, è stato fatto nella promozione e approvazione del Bilancio Sociale quale strumento capace di alimentare un confronto permanente e proficuo tra erogatori e destinatari dei servizi.

In vista della ripresa del dibattito politico sul riassetto del sistema previdenziale italiano, qual è l’auspicio del CIV?

Il mutamento del quadro politico a seguito delle elezioni dello scorso 13 aprile ha comportato di fatto una paura di riflessione per quanto riguarda l’organizzazione degli Enti previdenziali ed assicurativi stabilita dalla Finanziaria 2008 e dalla legge n. 247/2007 attuativa del protocollo del welfare. La straordinarietà di questo momento, dunque, rende oggettivamente difficile formulare delle ipotesi di prospettiva. Ad ogni buon conto, in vista della ripresa del dibattito politico, ribadiamo la nostra contrarietà alla creazione di un unico superEnte e, d’accordo con quanto stabilito nel documento del 17 ottobre 2007 dalla Commissione Bicamerale di controllo degli Enti Previdenziali, riaffermiamo la validità della scelta per due grandi poli: l’uno previdenziale – con gli Enti del comparto – e l’altro per la salute e la sicurezza del lavoro. In questa linea - avvalorata, per altro, anche dalla Ragioneria Generale dello Stato – il CIV INAIL auspica che Governo e Parlamento riconoscano pienamente all’istituto quel ruolo di reale garanzia della “tutela privilegiata” dei lavoratori sancito dalla Carta Costituzionale.

Leggi anche:

RAPPORTO FINE CONSILIATURA CIV
Palazzo Marini, Roma - 23 giugno 2008


Fonte: Inail



 
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