LA Stampa APPROVATO DALLA DIREZIONE UN DOCUMENTO CHE DÀ IL VIA LIBERA ALLE LISTE DELL’ULIVO ALLE REGIONALI
La Margherita si ricompatta e punta su Prodi Rutelli: «Fra noi torna la serenità». Il Professore: «Un fatto molto positivo» 11-01-2005
ROMA - Alla fine, come usa in questi casi, i duellanti si sono affrettati entrambi ad esternare la propria felicità. Francesco Rutelli: «La Margherita e Prodi tornano all’unità e alla serenità e questa è una bellissima notizia». Romano Prodi, sotto la sua casa di Bologna: «Sono soddisfatto, si passa dalla frammentazione all’unità e questo è un cambiamento estremamente positivo». Tutti e due sinceri? Tutti e due egualmente appagati? La risposta sta nel documento spiccatamente ulivista licenziato ieri dalla Direzione della Margherita che, anzitutto, ha dato il via libera alle Liste dell’Ulivo in gran parte delle 14 Regioni interessate al voto di aprile, una prevalenza che fino a 48 ore era considerata un tabù per Rutelli e Marini; il documento - per la prima volta e dopo 7 mesi - definisce «positiva affermazione» il 31,1% ottenuto da “Uniti nell’Ulivo” alle Europee di giugno, un risultato che qualcuno aveva definito «un pareggio»; si fa discendere da quel giudizio lusinghiero la decisione di trasformare la Margherita nel «motore» della Federazione ulivista; si ribadisce di credere e puntare «in tempi rapidi» sulle primarie volute da Prodi. E nei confronti del Professore, fino a poche ore prima impegnato in una polemica durissima con Rutelli, il documento usa una terminologia quasi apologetica, Affermando «pieno e convinto sostegno alla leadership e all’iniziativa di Romano Prodi», il personaggio «più idoneo per guidare la rinascita democratica, morale ed economica del Paese». Il documento è stato approvato sostanzialmente all’unanimità, con tre astensioni (tra gli altri Nicola Mancino) e un voto contrario, quello di Ciriaco De Mita. Che lo ha spiegato con sulfurea ironia nei confronti di Arturo Parisi e dei prodiani: «Poiché leggo sui giornali che il documento è vero soltanto se De Mita vota contro, poiché io Prodi l’ho aiutato a nascere e non potrei aiutarlo a morire, perciò io voto comunque contro. Lo faccio per contribuire a mettere fine a questo spettacolo avvilente...». Arturo Parisi lo ha interrotto: «Fermi tutti: io non ho mai detto che se tu voti, io non ci sto. Semmai sei tu che hai usato una brutta espressione che qui non ripeto...». Per un partito impegnato fino a poche ore fa in un conflitto durissimo con Romano Prodi, il documento rappresenta una svolta e Franco Marini, per mesi portabandiera della linea superata, è il primo a riconoscerlo: «C’è una scelta politica nuova». Marini, vecchio professionista che non dice nulla per caso, nel sottolineare la discontinuità indirettamente valorizza il suo contributo che (assieme a quello di Pierluigi Castagnetti), è stato determinante nella svolta filo-ulivista della Margherita. Due sere fa sono stati proprio gli ultimi due segretari del Ppi a determinare la sterzata che di fatto ha indotto anche Rutelli ad andare incontro a Prodi. Castagnetti e Marini hanno avvertito più di altri l’approssimarsi della disintegrazione della Margherita come effetto della guerra con Prodi. E così ieri mattina, presentandosi davanti alla Direzione, Rutelli ha tenuto conto dei nuovi equilibri e pur ripetendo i giudizi negativi sulle esternazioni prodiane («Ci siamo trovati immersi in una esasperazione estrema, dall’enorme costo politico» e «sotto accusa per una presunta volontà di mettere in crisi il progetto dell’Ulivo») e chiedendo lo stop ai «troppo frequenti riferimenti alla nascita di un partito riformista», ha chiesto che si chiudessero tutte le «ferite». Al termine della Direzione, tra compiacimenti autentici ed esibiti, il più soddisfatto appariva Arturo Parisi che una settimana fa, con un’intervista all’”Espresso”, aveva aperto il forcing finale su Rutelli, mentre tra gli alleati il più raggiante appariva il leader ds Piero Fassino: «Mentre il centrodestra si divide, il centrosinistra ritrova la sua unità» e, quanto agli obiettivi «indicati dalla Margherita, sono quelli ai quali i Ds hanno sempre creduto e per i quali con spirito unitario hanno lavorato in questi mesi». E se la “rinascita” della Federazione dell’Ulivo ridà un senso al congresso Ds di inizio febbraio, c’è chi - come il presidente dei senatori Willer Bordon - è pronto a scommettere che la pace Prodi-Margherita stavolta sia destinata a durare: «Rutelli ha giustamente sostenuto che nel nostro partito esistono tante minoranze che hanno bisogno di confrontarsi di continuo, ma dopo questo accordo chiunque si mettesse di traverso sarebbe severamente punito dalla base della Margherita». Primo segno della pace: il 17 Prodi torna a Roma per presiedere un vertice di tutta l’opposizione.
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